Persona significa in origine ‘'maschera'' ed è attraverso la maschera che l'individuo acquista un ruolo e un identità sociale. Così, a Roma, ogni individuo era identificato da un nome che
esprimeva la sua appartenenza a una gens, a una stirpe, ma questa era, a sua volta, definita dalla maschera di cera dell'antenato che ogni famiglia patrizia custodiva nell'atrio della propria
casa . Di qui a fare della persona la ‘personalità' che definisce il posto dell'individuo nei drammi e nei riti della vita sociale, il passo è breve e persona finì col significare la capacità
giuridica e la dignità politica dell'uomo libero. Quanto allo schiavo, così come non aveva né antenati, né maschera, ne nome, non poteva nemmeno avere una ‘persona', una capacità giuridica
(servus non habet personam). La lotta
per il riconoscimento è, dunque, lotta per una maschera, ma questa maschera coincide con la ‘'personalità'' che la società riconosce ad ogni individuo (o col ‘personaggio'che, con la sua
connivenza a volte reticente, essa fa di lui)
Da 'Identità senza persona' in 'Nudità' Giorgio Agamben
Un tentativo di pensare la nudità nella sua complessità teologica e , insieme, di andare al di là di questa, è stato compiuto da Benjamin . Verso la fine del saggio sulle ‘affinità elettive', a
proposito del personaggio di Ottilia (in cui egli vedeva una figura della donna da lui amata in quel momento, Jula Cohn), egli si interroga sul rapporto fra velo e velato, apparenza ed essenza
nella bellezza . Nella bellezza velo e velato, l'involucro e il suo oggetto sono legati da un rapporto necessario che Benjamin definisce ‘segreto'(Geheimnis) .Bello è,cioè, quell'oggetto a cui il
velo è essenziale. Che Benjamin sia consapevole dello spessore teologico di questa tesi, che lega irrevocabilmente velo e velato, è suggerito dal fatto che egli la rimanda ‘all'antichissima idea'
secondo cui nel disvelamento il velato si trasforma, poiché esso rimane ‘uguale a se stesso'solo sotto l'involucro. Per questo la bellezza è, nella sua essenza, indisvelabile: ‘Disvelato,
l'oggetto bello risulterebbe infinitamente inapparente [...]. Così di fronte a tutto ciò che è bello, l'idea del disvelamento diventa quello della disvelabilità [...]. Se solo il bello, e nulla
fuori di esso, può esistere essenzialmente velando e restando velato, allora nel segreto è il fondamento divino della bellezza. L'apparenza ,in essa, è proprio questo: non l'involucro superfluo
della cosa in sé, ma quello necessario delle cose per noi.
Divinamente necessario è questo velo in determinati tempi, così come è divinamente stabilito che, svelato fuori tempo, si volatilizza in nulla quell'Inapparente, con cui la rivelazione scioglie i
segreti'.
Proprio rispetto all'essere umano e alla sua nudità, questa legge che nella bellezza, unisce inseparabilmente velo e velato viene ,invece, inaspettatamente meno. A causa dell'unità che formano in
essa velo e velato, la bellezza, scrive Benjamin, può esistere come essenza solo dove non vi è dualità di nudità e veste: nell'arte e nei fenomeni della nuda natura.
Divinamente necessario è questo velo in determinati tempi, così come è divinamente stabilito che, svelato fuori tempo, si volatilizza in nulla quell'Inapparente, con cui la rivelazione scioglie i
segreti'.
Proprio rispetto all'essere umano e alla sua nudità, questa legge che nella bellezza, unisce inseparabilmente velo e velato viene ,invece, inaspettatamente meno. A causa dell'unità che formano in
essa velo e velato, la bellezza, scrive Benjamin, può esistere come essenza solo dove non vi è dualità di nudità e veste: nell'arte e nei fenomeni della nuda natura.
Da ‘Nudità' Giorgio Agamben
L’arte iniziò come un modo di occultamento e di contatto con il non –umano ,con il terribile sacro,ornamento maschera; maschera con valore magico. L’uomo non osava né poteva darsi in piena luce; cercava di coniugarsi per mezzo dell’arte, di stringere alleanza con altri poteri ed elementi ; andava in cerca di matrimonio. E’ questo che significano gli ornamenti. Ogni ornamento ha un significato nuziale: è la testimonianza della nostra unione con un ‘entità diversa; è il suo suggello, a volte la sua livrea. Segno di alleanza. E la maschera,come è noto,, è segno di strumento di partecipazione.
La maschera è chiaramente un mezzo; non è,cioè,qualcosa che si contempli. La maschera diventa oggetto di contemplazione a posteriori, quando ha perso ormai il suo carattere genuino , sacro. La maschera è qualcosa che si usa per ottenere qualcos’altro. E’ ,dunque, uno strumento.
Uno strumento per entrare in contatto con un genere di realtà con cui si può farlo solo per imitazione,per partecipazione. Attraverso un’imitazione che sia una trasformazione, che in realtà è una trasfigurazione. Chi usa una maschera vuole assumere un’altra figura.
Da ‘luoghi della pittura’ Maria Zambrano
L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.
Oscar Wilde